Come i fiori d’inverno

Si può leggere e commuoversi nell’intimo fino alle lacrime? Si possono condividere angoscia e pene di una bimba meravigliosa bloccata da una cecità genetica? Si può provare sdegno e desiderio di punizione esemplare per un balordo che la violenta? Si può giustificare l’amica, falsa ingenua, che la porta in una balera, se ne disinteressa per darsi ad alcol, ballo e droga? Si può credere in un mondo così perfido?

Michele Pettinato (il nostro direttore che, a dirigere Noci Gazzettino, ha dovuto rinunciare) rende tutto possibile nel suo romanzo “Come i fiori d’inverno” (218 – euro 10) che tutti coinvolge ed appassiona. Basta posare gli occhi sull’incipit “Le campane della chiesa di Barsento suonarono… il sole di luglio aveva scaldato…la vallata… dalla murgia dei trulli raggiunge l’Adriatico…” per non riuscire più a distoglierli. Tanto è gradevole lo scritto, così intrigante è la storia (forse, almeno in parte, non frutto di sola fantasia o di licenza di scrittore) che si vuol giungere alla fine, una fine che si vorrebbe dilazionare. Così bello è leggere e seguire la prosa avvincente, il racconto che vi si dipana.

La trama potrebbe sembrare persino ovvia ma sarebbe solo superficialità. Una bella ed intelligente bambina, adorata in famiglia ed a scuola, a causa di un difetto genetico, perde la vista e, per lei, si apre un baratro che la travolgerà.

Ma da lei sorgerà una vita, il frutto della violenza subita ad opera di un malvivente del suburbio peggiore di Roma. Sarà il riscatto, la carezza del “destino”, sarà il fiore che, come quelli dell’inverno “resistono alle intemperie e aspettano fiduciosi l’arrivo di una nuova stagione”.

Nicola Simonetti

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